E’ la notte del 29 ottobre 2018. Un boato assordante con venti che raggiungono la velocità e la potenza di un uragano si abbatte nelle valli delle Alpi orientali.
In poche ore 14 milioni di alberi si schiantano al suolo e interi boschi si arrendono alla furia del maltempo, a bombe d’acqua che gonfiano fiumi, cancellano strade, devastano case. Paesi isolati e danni incalcolabili.
Ma la ‘Tempesta Vaia’ non è l’apocalisse.
E’ solo tragicamente il vento della verità.
La verità del cambiamento climatico che diventa tangibile ed evidente quando la tempesta travolge tutto. Eppure, malgrado ciò, l’essere umano continua a fare finta di niente, resta indifferente, assuefatto, aspettando il prossimo disastro.
Si è inaugurata ieri negli spazi espositivi di Villa Arbusto a Lacco Ameno la mostra/installazione “Suoni e segni di Vaia”, che il Circolo Georges Sadoul ha organizzato insieme all’assessorato alla Cultura del Comune di Lacco Ameno, al METS – Museo etnografico di Trento e l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.
“Grazie agli interventi di Elena Gagliasso, Fabrizio Rufo e Roberto Besana che ci hanno parlato di come interiorizziamo la crisi ambientale e i disastri naturali, di come gestirli da cittadini attivi e di come guardare, anche attraverso gli occhi di un cellulare, ai nostri alleati ai quali vorremmo tanto assomigliare: gli alberi.
E grazie soprattutto al numerosissimo pubblico che si è immerso nelle molteplici esperienze sensoriali che la Mostra propone, con interesse e partecipazione.
Vi aspettiamo in tanti anche stasera e nei prossimi giorni fino al 31 ottobre.”