mercoledì, Febbraio 26, 2025
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Ischia Cosmopolita nell’VIII Secolo a.C.: Uno Studio Rivela un Crocevia di Popoli



Un recente studio condotto dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’UniversitĂ  di Padova e pubblicato sulla rivista iScience ha svelato la natura cosmopolita della comunitĂ  di Pithekoussai, sull’isola di Ischia, nell’VIII secolo a.C. 

L’analisi isotopica dello stronzio su ossa e denti di oltre 50 individui sepolti nella necropoli ha dimostrato che la popolazione era composta da immigrati provenienti da diverse aree del Mediterraneo, tra cui greci, fenici e italici. Non si trattava quindi di una colonia esclusivamente greca, ma di un vero emporio multiculturale con interazioni complesse tra le comunitĂ  locali e i nuovi arrivati. Lo studio, coordinato da Melania Gigante, ha permesso di ricostruire con grande dettaglio le dinamiche della mobilitĂ  e le interazioni sociali agli albori della Magna Grecia.

Uno degli aspetti piĂą significativi della ricerca riguarda la presenza di un numero rilevante di donne tra gli individui di origine non locale. Contrariamente a quanto spesso ipotizzato, la mobilitĂ  femminile era una componente strutturale di Pithekoussai e non solo il risultato di matrimoni misti avvenuti successivamente. Questo dato suggerisce un contesto dinamico, in cui intere famiglie o gruppi di persone si spostavano, contribuendo alla costruzione di una societĂ  complessa e stratificata.

Tra le sepolture analizzate, particolare attenzione è stata rivolta alla Tomba della Coppa di Nestore, celebre per contenere una delle più antiche iscrizioni in alfabeto greco (euboico) conosciute. Lo studio isotopico ha stabilito che almeno uno degli individui sepolti accanto alla coppa era nato localmente, aprendo nuove prospettive sulle dinamiche di integrazione sociale nella prima colonizzazione greca d’Occidente.

Oltre a fornire nuove informazioni sulla mobilità nel Mediterraneo occidentale durante l’Età del Ferro, la ricerca ha testato con successo l’uso dell’analisi isotopica su resti umani rinvenuti in ambienti vulcanici, spesso ostili alla conservazione. Questo approccio interdisciplinare, che combina archeologia, antropologia e scienze biogeochimiche, apre la strada a nuove indagini sulle migrazioni antiche e sull’integrazione culturale nelle prime fasi della storia coloniale mediterranea.

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