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IL GOVERNO POPULISTA NON HA RETTO



Il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, intervenendo, martedì 20 agosto 2019, al Senato, ha annunciato la fine dell’esperienza di governo, recandosi poi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per rassegnare le proprie dimissioni

 

Martedì 20 agosto non lo dimenticheremo tanto facilmente, resterà impresso nelle pagine “nere” della politica italiana. Nel bel mezzo dell’estate il premier Giuseppe Conte in Senato comunica le sue dimissioni: in maniera singolare, conservando il suo essere formale. Prima di annunciare la sua uscita da un campo politico poco chiaro il Premier Conte ha voluto lasciare il suo “testamento politico” se così vogliamo definirlo. Un discorso durissimo contro Salvini, quasi 50 minuti di intervento letto pacatamente, interrotto più volte da applausi e contestazioni, con Luigi Di Maio e Matteo Salvini seduti al suo fianco.

 

“Il governo finisce qui”

“Caro ministro, caro Matteo, se vuoi la crisi ritira i ministri”, dice Conte. “Dissi che sarei stato l’avvocato del popolo, per questo l’azione di governo finisce qui, andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio. Evita di accostare slogan politici a simboli religiosi, l’incoscienza religiosa rischia di offendere credenti e oscurare il principio di laicità. Amici della Lega, avete tentato di comunicare l’idea del governo dei No e, così, avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo pur di alimentare questa grancassa mediatica. Così, avete offeso non solo il mio impegno personale, e passi, ma anche la costante dedizione dei ministri. Hai invocato le piazze e chiesto poteri, la tua concezione preoccupa. Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma con senso delle istituzioni. Matteo, non hai dimostrato cultura delle regole”.

 

Conte tocca anche la vicenda Russa e i rapporti della Lega con Putin:

“La vicenda russa meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato, ti sei rifiutato di condividere le informazioni. La verità è che all’indomani delle Europee Salvini, forte del suo risultato, ha messo in atto una operazione di progressivo distacco dalla compagine governativa, al fine di trovare un pretesto per arrivare alla crisi e andare alle urne. Con le interferenze sui ministri hai minato l’azione di governo. In coincidenza dei più importanti consigli europei non sei riuscito a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione”.

 

Matteo Salvini, allontanandosi dalla “destra” di Conte, replica.

“Rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero. Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza – molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd – non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura. La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo o non siamo liberi?”.

 

Nonostante l’osservazione di Conte sull’ uso incosciente dei simboli religiosi il Ministro degli Interni replica:

“Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”.

Salvini, dopo aver reclamato di aver chiuso i porti ai migranti clandestini, ha riaffermato il proprio diritto ad esprimere pubblicamente la propria devozione, invocando poi San Giovanni Paolo II come punto di riferimento al posto di Roberto Saviano, bollato come icona dei liberal, citato con disprezzo nell’intervento del leader della Lega che vuole andare al più presto alle elezioni come esercizio di democrazia e di libertà. Libertà che, invece, secondo lui, sarebbe assente tra i parlamentari avversari, pronti a piegarsi alla sudditanza verso l’Unione Europea.

 

Renzi ha denunciato la rottura sociale e il clima di odio in atto nel Paese, soprattutto sulla questione dei decreti sicurezza che portano anche la firma di Conte, invitando Salvini, nella comune fede, a rileggere il Vangelo nei passi del giudizio finale dove saremo giudicati dalle nostre opere: “Ero straniero e mi avete accolto”.

 

Il premier al Quirinale

Il dibattito al Senato è poi proseguito con altri interventi. Quella di martedì è stata una giornata cruciale. L’intervento del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte è stato il primo atto che di fatto “parlamentarizza” la crisi. Dopo l’annuncio delle dimissioni da parte di Conte, il premier si è recato al Colle del Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

Il Card. Bassetti: Anche oggi fra i parlamentari vi sono tante persone libere e rigorose, che hanno il dovere di prendere la parola per richiamare tutti a responsabilità.

“La crisi che stiamo ancora una volta attraversando, prima che di partiti, è crisi di sistema e di visione. Mette in luce la prevaricazione di alcuni, ma anche la debolezza di molti altri, che affrontano la responsabilità politica quasi fosse un gioco”. Lo scrive il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione dell’Assunzione di Maria. “Il Parlamento è cosa seria, vitale. È la Chiesa delle democrazie”, prosegue il card. Bassetti: “Nei settant’anni di storia repubblicana gli eletti che l’hanno composto sono stati specchio del Paese: in molti casi, persone da cui prendere esempio per la passione civile con cui hanno servito le Istituzioni. Anche oggi fra i parlamentari vi sono tante persone libere e rigorose, che hanno il dovere di prendere la parola per richiamare tutti a responsabilità. Credo che, più che il loro numero, conti la possibilità che fra loro ci siano non solo i fedelissimi dei capi di turno, ma tante persone oneste, competenti, attente a parlare a tutti. La politica, prima che di numeri, è fatta di persone”.

 

Intanto mercoledì sono iniziate le consultazioni al colle con il Capo di Stato Sergio Mattarella

“Il Paese non può aspettare, occorrono tempi brevi, o c’è un accordo chiaro parlamentare oppure si torna alle urne, poiché da parte delle forze politiche ascoltate è stato fatto presente che è in atto un confronto che potrebbe portare a un’intesa supportata da una maggioranza parlamentare”. Per questo motivo Mattarella ha deciso di dare alcuni giorni di tempo ai partiti. Le consultazioni riprenderanno martedì, 27 agosto.

 

di Mattia Rotondo – Redazione Kaire Ischia

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