sabato, Novembre 23, 2024
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L’ENNESIMO RITARDO INGIUSTIFICATO DELL’ASL: IL SEBON CHIUDE UN GIORNO PER SANIFICAZIONI, DIPENDENTI (INUTILMENTE) IN QUARANTENA



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Così  il Sebon di Barano ha comunicato la chiusura per la giornata di domani (lunedì). Nessuna chiusura dell’ASL, nessun rischio di contagio tanto diverso da quello di qualunque altro luogo pubblico. La proprietà ha deciso di tenere le serrande chiuse per 24ore e permettere a una ditta specializzata di poter effettuare una sanificazione ancor più accurata rispetto a quella che comunque quotidianamente viene fatta dagli stessi dipendenti ogni sera (ecco il perché della chiusura serale anticipata). L’obiettivo è quello di tranquillizzare ulteriormente in primis i propri dipendenti e poi la clientela – numerosa – che ogni giorno si reca al supermercato. Tutto è scaturito dal risultato positivo di un tampone effettato su un dipendente. Che detta così può far pensare ad un pericolo imminente, ma in realtà la storia è ben diversa. Il giovane residente nel comune di Ischia è risultato positivo nel pomeriggio di sabato. Tuttavia, manca a lavoro dal primo giorno in cui si è manifestata la febbre (il 15 marzo). Sono trascorse ben tre settimane, tonde tonde.

Ora bisogna fare un passo indietro. Perché si è aspettato tre settimane? E il vero problema della vicenda è proprio questo. Il giovane, una volta manifestata la febbre, ha provveduto ad avviare il protocollo previsto allertando sia i propri datori di lavoro che l’ASL. L’iter è stato avviato, ma il primo tampone – effettuato tra l’altro dopo diversi giorni – non veniva mai esaminato. Qualche giorno fa, i sanitari si sono presentati a casa nuovamente per effettuare il tampone. Quello precedente era stato sbagliato, il materiale prelevato era insufficiente. Sulla vicenda pare ci sia in atto anche una denuncia, ma questo poco importa. I dati di fatto sono due: il ragazzo ha avuto la febbre a cominciare dal 15 marzo e da allora manca a lavoro, l’ASL nel frattempo non ha fatto altro che mettere in isolamento lui  e i familiari, ma nessuna altra misura preventiva è stata adottata ne’ sugli altri dipendenti, ne’ sul supermercato. Non si è fatto nulla neanche per accelerare i tempi di valutazione del tampone di una persona che indubbiamente ha potuto avere numerosi contatti

In molti sapevano, proprietà e dipendenti compresi,  e per questo si è provveduto ad intensificare le sanificazioni e ad alzare il livello di allerta premunendosi sin da subito di guanti e mascherine. Sono trascorse quindi tre settimane e nel frattempo nessun dipendente ha avuto ed ha a tutt’oggi sintomi da COVID, fortunatamente. Per questo motivo, la decisione dell’ASL di mettere in quarantena  tutto il personale oggi, a tre settimane di distanza dalla manifestazione dei sintomi del giovane, appare oltre che inutile, anche dannosa per l’azienda e per gli stessi lavoratori che ora dovranno stare per 15 giorni a casa; nessun tampone è stato fatto ai dipendenti, sono solo in quarantena.

Il popolo che come al solito va alla ricerca dell’untore, quasi vorrebbe colpevolizzare il ragazzo (per quale motivo non si sa) e addirittura il supermercato. Qualcuno dice: “potrebbero esserci asintomatici e quindi non contano le tre settimane trascorse”. Benissimo, davvero pensiamo che l’asintomatico possa esserci al Sebon perché un dipendente il 14 marzo (!) era positivo  e non in qualche altro supermercato o luogo ancora aperto al pubblico? La corsa all’asintomatico si potrà fare soltanto con test rapidi continui (forse) o con una chiusura totale di qualsiasi tipo di attività. Ad oggi appare molto più concreta la possibilità innanzitutto di recarsi al supermercato ogni 15 giorni (cosa ch dovrebbe essere già fatta da tutti!) e poi quella di aumentare le protezioni per i dipendenti.  Purtroppo nulla da una garanzia al 100%. L’unica certezza è l’ingiustificato ritardo nella circoscrizione della rete dei contatti da parte dell’ASL. L’isolamento dei dipendenti aveva un senso il 15 marzo o pochi giorni dopo se si voleva attendere l’esito per prendere decisioni, oggi non più. Si alimenta solo la paura di chi martedì non andrà a fare  la spesa in quel supermercato ingolfando magari altri supermercati con lo stesso rischio di essere contagiato da qualche asintomatico.  Un virus non rimane sugli oggetti tre settimane,  a maggior ragione se questi vengono sanificati. Il Sebon di Barano, con grande sacrificio, da martedì riaprirà nuovamente con un personale completamente nuovo che arriverà da altri supermercati appartenenti al gruppo gestito dalla proprietà.

 

 

FOTO FRANCO TRANI

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