Dopo aver tenuto manifestazioni e presidii di protesta nelle proprie città, comitati di lotta dei lavoratori stagionali sparsi un po’ ovunque in Italia, hanno deciso di dare vita al “Coordinamento Nazionale Stagionali in Lotta”. Si tratta di un organismo che unisce vari comitati con cui condividere un percorso comune di rivendicazione dei diritti degli stagionali, categoria di lavoratori che non solo si ritrova ad essere penalizzata a vita visto che si lavora al massimo per sei mesi l’anno, ma che è letteralmente abbandonata al proprio destino di precarietà, povertà e sfruttamento nelle aziende. Con l’avvento del Coronavirus, poi, la situazione è letteralmente precipitata. Infatti migliaia e migliaia di stagionali italiani non solo non hanno ancora ricevuto un centesimo di euro dei bonus elargiti dal governo Conte e a loro destinati, ma un’alta percentuale si ritrova tutt’ora disoccupata e molti quest’anno non ritorneranno nemmeno a lavoro. Con la drammatica conseguenza che in tantissimi sono sprofondati in una disperata condizione di povertà. E se le manifestazioni di protesta che in queste settimane si sono tenute un po’ ovunque in Italia sono servite, finalmente, a smuovere un po’ le acque e a far parlare di questa categoria di lavoratori sino ad oggi considerata “fantasma”, era giunta la l’ora di aggregare le varie realtà locali e unirle un’unica organizzazione, mantenendo al tempo stesso, ogni Comitato, la propria autonomia di azione nei propri territori. Di qui la nascita del “Coordinamento Nazionale Stagionali in Lotta”, sempre aperto all’ingresso di nuovi comitati che si riconoscono nel manifesto programmatico e nelle rivendicazioni sindacali che potete leggere di seguito.
MANIFESTO DEL “COORDINAMENTO NAZIONALE STAGIONALI IN LOTTA”
Negli ultimi mesi, dall’inizio dell’epidemia, le associazioni datoriali si sono affannate nel chiedere al Governo ed alle istituzioni locali più fondi per le aziende, bonus vacanze, e soprattutto più flessibilità. Meno afflusso turistico? I profitti privati non devono calare, a contrarsi devono essere diritti e stipendi secondo loro. Tre mesi dall’inizio della crisi Covid ed ancora tanti di noi non hanno né riiniziato a lavorare, né avuto accesso ai 600 euro dell’Indennità Covid. Vista l’introduzione della disciplina degli ammortizzatori sociali, avvenuta con l’approvazione del Decreto Legislativo 22/2015, ed in particolare l’avvicendamento tra Naspi ed Aspi, ha rivelato la fragilità strutturale della porzione di comparto turistico legato alla stagionalità, e dei lavori a carattere stagionale in genere
Considerato che i lavoratori stagionali non desiderano altro che lavorare e sono lavoratrici e lavoratori la cui dignità economica è stata ulteriormente minata dall’entrata in vigore del Jobs act dello 01 maggio 2015, i lavoratori stagionali rappresentano una categoria la cui peculiarità è legata alla zona a vocazione turistica, dove svolgono le loro attività lavorative per un periodo limitato dell’anno, generalmente da aprile a settembre.. Nel caso del turismo, gli alberghi e le strutture ricettive chiudono, con il conseguente licenziamento dei lavoratori. Anche lavoratori di altre categorie, ma comunque legate all’affluenza turistiche (grande distribuzione, commercio, etc..), verranno lasciati a casa senza nessuna tutela. Tenuto conto che le situazioni sociali, economiche e lavorative nei luoghi e nelle città a vocazione turistica non danno altre opportunità lavorative nei mesi in cui non si lavora (ottobre – aprile), specialmente nelle località del sud dell’Italia, come documentato dall’ISTAT e altre agenzie similari. Qui presentiamo la nostra piattaforma, i punti su cui dare battaglia e presentare al Ministero del Lavoro per istituire un tavolo che metta le basi per il riconoscimento della nostra categoria.
- RICONOSCIMENTO DI STAGIONALITA’. Siamo tutti stagionali e vogliamo essere riconosciuti come tali, anche con un aumento della paga base nei tabellari lavorando per periodi limitati
- AMMORTIZZATORI SOCIALI ADEGUATI: intanto i 600 euro per tutti gli stagionali, al di là delle differenziazioni(Ateco, Uniemens, Unilav), siamo tutti lavoratori stagionali. Ed oltre a questi la proroga della Naspi per un anno con percentuale al 100%.
Per il futuro istituire un reddito di base che ci tolga dal ricatto di accettare paghe da fame pur di lavorare. - NO FLESSIBILITÀ, CHE SI TRADUCE IN LAVORO GRIGIO. Ogni ora va pagata in busta paga, meno ore in busta meno Naspi.
- DIRITTO ALLA SALUTE DI CHI LAVORA, affinché chi torni a lavorare non rischi di infettarsi e possa lavorare in sicurezza sempre
- STOP LAVORO GRATUITO, che abbassa il costo del lavoro per tutti
- SALARIO MINIMO, a 9€ lordi l’ora
Questi sono i punti su cui vogliamo dare battaglia.
Saranno la nostra base di agitazione per sensibilizzare la società e trattare con datori, consorzi e con le stesse istituzioni pertinenti, profondamente coinvolte nei processi economico-produttivi che regolano il mondo lavorativo.