Per la sezione “Anniversari”, quest’anno STORIÆ, archeologia e narrazioni ha organizzato una visita guidata presso la Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli,per celebrare gli anniversari della scoperta della tomba di Tutankhamon (1922) e della traduzione e traslitterazione dell’antica scrittura egizia (1822). La raccolta delle sale egizie del museo è stata illustrata dall’egittologa Aurita Di Maria (la cui mansione è anche assistente tecnico). Di Maria ha cominciato a studiare la collezione egizia nel 1983, quando ancora non si sapeva che questa era costituita da numerosi nuclei collezionistici oltre a quello Borgia, che è sicuramente quello più importante. Ferdinando IV di Borbone, decise di realizzare il sogno del padre, cioè di raccogliere in un unica sede tutti i beni culturali della famiglia, che sono la Collezione Farnese, ereditata alla morte della madre, Elisabetta Farnese, e arrivata a Napoli dopo una lunga trattativa col Vaticano che non voleva lasciarla. Si sono aggiunti nel tempo, per donazione o acquisto, oggetti rinvenuti in Campania, nell’area flegrea, nel beneventano, e questo ne ha fatto un museo dal carattere egittopedico, che tutti ammirano e desiderano ardentemente visitare. Notevole la collezione Picchianti.
La collezione egizia si trova al piano terra. Il primo monumento di basalto che accoglie i visitatori è una statua che rappresenta un Naoforo della Collezione Farnese, ed appartiene alla 26esima dinastia, nel delta del Nilo, ed il suo nome è Wahibremerymeith (letteralemente l’amato della dea). Si tratta di una statua naofora, cioè che porta al suo interno un naos, un tempietto, all’interno del quale c’è una divinità.
La collezione prosegue per le sue diverse stanze, e questi reperti sono quasi tutti reperiti da contesti funerari; troviamo teste e statue rappresentanti uomini, donne, bambini. In altri reparti sono conservati tutti gli oggetti e contenitori, nonché statuette votive di lavoratori dell’aldilà, gli uscebti, destinate a sostituire il defunto nel caso fosse chiamato a svolgere lavori gravosi nell’aldilà. Nell’ala dei sarcofagi troviamo rinvenuti diversi tipi, tra cui uno di una donna di 25 anni, di legno proveniente da Tebe.Vari contenitori canopi di alabastro, vasi da unguento e diversi modelli di papiro concludono la collezione.
Giancarlo CAVALLO ha coinvolto nella lettura in prima persona 10 lettrici, nella bella terrazza di Villa Arbusto. Il suo poema, 26. Tribute to the twenty-six dead women, è dedicato alle 26 donne morte nel Mediterraneo e sbarcate a Salerno il 6 novembre 2017 e con esse a tutte le vittime della tragedia immane dell’immigrazione.
Il testo di Giancarlo Cavallo è stato accompagnato anche da Sergio Iagulli (Casa della Poesia di Baronissi (Sa) e Raffaella Marzano.