Troppa sofferenza. Si metta fine a questo stillicidio. Basta far piangere ed ammalare decine di migliaia di persone, semplici ed oneste, che nella stragrande maggior parte dei casi non hanno commesso nessun reato edilizio ma hanno solo la “colpa” di avere ereditato una casa costruita senza titoli trent’anni fa dai genitori o dai nonni ormai anche deceduti. Si trovi immediatamente una soluzione legislativa per mettere fine alla tragedia delle demolizioni delle case di necessità e si passi finalmente a demolire gli immobili della grossa speculazione edilizia affaristica.
di Gennaro Savio
In Campania non si ferma la disumana tragedia degli abbattimenti delle prime case di necessità che sull’isola d’Ischia negli ultimi anni ha già fatto piangere e dannare decine e decine di famiglie lavoratrici. In queste ore nel Comune di Cardito, Città Metropolitana di Napoli, ben sei famiglie vivono l’angoscia dello sfratto e della demolizione. Sei nuclei familiari a cui lo Stato, a trent’anni dalla costruzione, abbatterà l’abitazione senza nemmeno dare loro un’alternativa abitativa demolendo, così, anche il sacrosanto e costituzionale diritto alla casa delle donne, dei bambini e degli uomini che la abitano. Perché senza un tetto sotto cui ripararsi non si può vivere quella condizione sociale dignitosa tanto richiamata e decantata almeno sulla Carta dalla nostra Costituzione. I territori del centro-sud Italia per oltre quarant’anni sono stati letteralmente ingessati dal punto di vista urbanistico. Non si concedeva a nessuno nemmeno la licenza per poter ampliare il proprio appartamento per sopraggiunte esigenze familiari e sempre da oltre quarant’anni non si costruiscono più le case popolari. Sono questi i motivi per cui le istituzioni e la politica hanno fatto proliferare l’abusivismo, fenomeno intorno al quale nel tempo c’è stato anche chi elettoralmente parlando ci ha sguazzato. E oggi dopo decenni nel tirare le somme di questo fenomeno, ripetiamo voluto dalla politica a tutti i livelli istituzionali, a farne le drammatiche spese come al solito sono le famiglie lavoratrici. Infatti ad andare giù in Campania e sull’isola d’Ischia sono solo le case dei poveri cristi e giammai la grossa speculazione edilizia affaristica che ha distrutto coste e colline dei nostri territori. Quelle appartengono ai potenti ed è risaputo che nell’infame sistema economico e sociale capitalistico dello sfruttamento dell’uomo, delle disuguaglianze e dei diritti negati alle masse popolari, il potere dominante in genere è aduso a tutelare gli interessi dei potenti e non certamente quelli della povera gente. La Magistratura, si sa, anche in questo caso applica la Legge, quella Legge che la politica continua a non voler modificare affinché si possa evitare che le ruspe di Stato demoliscano il diritto alla casa delle famiglie lavoratrici. La politica continua a non trovare una soluzione nonostante le false promesse elettorali che ad ogni elezione vengono propinate al popolo: che vergogna!!! Inoltre, prima di passare agli abbattimenti logica avrebbe voluto che si mettesse sotto processo la classe politica degli ultimi quarant’anni che questo fenomeno ha prodotto e invece no, come al solito si colpisce l’ultimo, debole ed indifeso anello della catena: il cittadino. Ora basta, si metta fine a questo stillicidio. Basta far piangere ed ammalare decine di migliaia di persone, semplici ed oneste, che nella stragrande maggior parte dei casi non ha commesso nessun reato edilizio ma ha solo la “colpa” di avere ereditato una casa costruita senza titoli trent’anni fa dai genitori o dai nonni ormai anche deceduti. Basta far piangere la povera gente. Si trovi immediatamente una soluzione legislativa per mettere fine alla tragedia delle demolizioni delle case di necessità e si passi finalmente a demolire gli immobili della grossa speculazione edilizia affaristica con cui i pasticcieri del cemento per decenni hanno distrutto le nostre stupende terre. Dinanzi ad una situazione sociale ed economica a dir poco disastrosa dove l’emergenza abitativa ha raggiunto livelli mai toccati prima e dove la crisi economica ha investito come un macigno le famiglie italiane i cui stipendi terminano molto prima della fine del mese e dove in determinati periodi è difficile persino mettere il piatto a tavola, com’è possibile il solo pensare di abbattere centinaia di migliaia di abitazioni sottraendo il diritto alla casa a milioni di donne, uomini e bambini con una facilità simile senza che nessuno, e sottolineiamo nessuno, degli attori istituzionali di questa tragedia si fermi solo per un ottimo e si chieda: ma cosa stiamo facendo? Ma stiamo facendo la cosa giusta a cacciare di casa gente onesta e lavoratrice che vi ci vive dentro da trent’anni? Possibile che nessuno se le faccia queste domande? Possibile che abbiamo perso tutti il senso dei valori umani più elementari che ci dovrebbero distinguere da altre specie viventi? Possibile??? Il Comitato per il Diritto alla Casa delle isole di Ischia e Procida fondato dal compianto Domenico Savio esprime umana solidarietà alle persone che in queste ore stanno vivendo disperate il dramma e la tragedia della demolizione della propria casa. Cittadini che moralmente e psicologicamente parlando saranno definitivamente demoliti assieme alle mura della propria abitazione. Donne, uomini e bambini che per tutta la vita saranno inevitabilmente segnati da questa tragedia.