La quarta ondata del Covid-19 che in tutta Italia si sta caratterizzando per l’esplosione dei contagi con il propagarsi delle varianti Delta ed Omicron, comincia seriamente a preoccupare soprattutto a causa dei limiti e delle carenze strutturali e di personale del sistema sanitario pubblico che tra ricoveri, tamponi e tracciamento dei contagi rischia seriamente di andare in tilt. E con l’apertura delle scuole in presenza post festività natalizie, non solo la situazione rischia di peggiorare ulteriormente, ma la conseguenza, quasi inevitabile, potrà essere quella che molte classi finiranno comunque in DAD con l’aggravante, però, che i ragazzi non solo dovranno essere sottoposti all’odioso e snervante isolamento, ma rischieranno anche di portare il virus a casa, e viceversa. E allora perché correre questi rischi? Perché creare ulteriori problemi ai nostri ragazzi e alle loro famiglie? Perché non essere prudenti il più possibile tenuto conto delle carenze sanitarie del nostro Paese causate da scelte politiche vergognose messe in essere negli ultimi decenni dai governi nazionali e regionali di tutti i colori politici? Scelte politiche scellerate con cui, a discapito di quella pubblica, si è pensato a favorire la sanità privata e gli affari dei professoroni e specialisti del nostro Paese che personalmente, al contrario di tanti altri, posso dire con orgoglio di aver sempre combattuto a viso aperto, assieme a mio padre, il compianto Domenico Savio, con cui tante volte mi sono trovato da solo in piazza a difendere il diritto alla salute di isolani ed italiani contro le inefficienze sanitarie e strutturali e i costi di cure e visite specialistiche. E se l’aumento dei contagi giustamente impensierisce le popolazioni delle città della terraferma, a noi isolani deve preoccupare ancora di più in quanto siamo isolati dal mare e abbiamo a disposizione solo un piccolo ospedale il quale, al di là dei proclami elettorali degli ultimi decenni, non è stato mai ampliato. In questo contesto di carenze sanitarie e di vortiginoso aumento dei contagi, bene ha fatto il Presidente della regione, Vincenzo De Luca, a posticipare l’apertura delle scuole elementari e medie, ma non si capisce perché non abbia fatto altrettanto per le scuole superiori, visto che in questi due anni di pandemia non si è stati neppure capaci di garantire un trasporto pubblico su gomma in sicurezza per i nostri studenti spesso costretti a viaggiare su pullman pieni zeppi. In questa difficile situazione, sarebbe opportuno che i sindaci dell’isola d’Ischia, anche in qualità di massime autorità sanitarie dei Comuni che amministrano, oltre ad aggiornare quotidianamente e pubblicamente la popolazione sull’andamento epidemiologico dando ai cittadini direttive, indicazioni e consigli per cercare di limitare quanto è più possibile la diffusione del contagio, considerato che l’apertura delle scuole superiori potrebbe portare ad un ulteriore aumento dei casi Covid, dovrebbero valutare immediatamente la possibilità di un’ordinanza con cui posticiparne l’apertura. Così come in queste ore stanno facendo tanti sindaci italiani a partire, ad esempio, dal Primo cittadino calabrese di Cinquefrondi, Michele Conia, il quale in un post pubblicato su Facebook, così argomenta la sua decisione: “I ‘Draghi’ dichiarano di impugnare le Ordinanze dei Sindaci di chiusura scuola, aspetto lo facciano così potrò dimostrare, nelle sedi competenti, che il problema non è assolutamente la scuola, ma la mancanza di strutture sanitarie e di terapie intensive, di personale medico, di ambulanze, di tracciamento, di controlli, di tempi seri per i risultati dei tamponi e di regole che hanno mandato tutto fuori controllo e la chiusura della scuola è solo una maledetta conseguenza di tutto questo per tutelare i nostri ragazzi. La scuola, di fatto, l’avete chiusa voi!”. Sin qui le parole di Conia da cui i sindaci dell’isola d’Ischia, bene farebbero a prendere l’esempio e ad agire di conseguenza.