di Gennaro Savio*
Martedì scorso 7 aprile 2020, facendo ascoltare l’eloquente testimonianza di una familiare, rendemmo pubblica la circostanza che un cittadino di Serrara Fontana in quarantena da circa quindici giorni, denunciava il fatto che nonostante da sabato 4 aprile presentasse sintomi che potevano far pensare al coronavirus e ne avesse avanzato richiesta all’Asl, non gli era stato ancora effettuato il tampone. E il fatto che in quei giorni presentasse febbre, tosse e raffreddore, ovviamente lo preoccupava e non poco. Ebbene, a seguito della nostra video-denuncia, intervenne il sindaco di Serrara Fontana Rosario Caruso precisando che lui si stava occupando di questo caso da quella stessa mattina e che se il tampone non era stato ancora effettuato, era perché il cittadino in quarantena non avrebbe avvertito il medico curante. Ebbene, visto che il sindaco Caruso asserì che si stava interessando personalmente del caso già dalla mattinata del 7 aprile, eravamo convinti che il suo interessamento avrebbe fatto si che l’Asl sarebbe intervenuta ad horas, portandosi immediatamente nell’abitazione del cittadino in quarantena. Macché. Ci siamo illusi noi che credevamo che tutto potesse svolgersi ad horas e nella stessa giornata del 7 aprile, o al massimo il giorno dopo. Infatti l’intervento di Caruso, purtroppo, non ha sortito l’effetto che noi speravamo sortisse, visto che il tampone al cittadino serrarese è stato effettuato solo nella serata di ieri venerdì 10 marzo 2020, e cioè dopo ben tre giorni dall’intervento del primo cittadino. Personalmente, da comunista quale sono, se fossi il sindaco di un qualsiasi comune italiano, trovandomi in una situazione simile, quale massima autorità sanitaria del paese, al di là della burocrazia e di ciò che prevedono i protocolli che possono essere sempre resi più efficienti soprattutto nella tempistica dell’intervento, avrei preteso, senza se e senza ma, che il tampone venisse effettuato dall’Asl nella stessa giornata in cui ne sarei venuto a conoscenza, e cioè martedì 7 aprile. Ma ci rendiamo conto che questo potrebbe pretenderlo dei comunisti, e questo lo diciamo con tanta modestia, che nella loro cultura e azione politica trovano sempre le motivazioni giuste per pretendere da altri organi istituzionali con forza, e sino in fondo, la difesa dei diritti dei propri concittadini. E se queste considerazioni di carattere prettamente politico non le abbiamo fatte prima, è solo perché quello che ci interessava era il fatto che il tampone venisse effettuato quanto prima. E se oggi facciamo queste considerazioni, è solo perché speriamo e vorremmo che a tutti coloro che dovessero presentare sintomi febbrili, il tampone venisse effettuato ad horas, fosse altro solo per escludere un eventuale contagio di coronavirus. Il Partito Comunista Italiano Marista-Leninista, fondato da Domenico Savio, continuerà a battersi affinché vengano effettuati celermente tamponi a tappeto, a partire dai casi sospetti, e a proporre la realizzazione di un ospedale da campo o l’adeguamento di un immobile per ospitare tutti i posti di terapia intensiva necessari a poter affrontare un’emergenza sanitaria maggiore dell’attuale.
*Dirigente del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista