Anche la nutrita comunità degli Ucraini dell’Isola d’Ischia si è mossa in questi mesi drammatici, con tutto l’orgoglio e la passione che ha, per sostenere la resistenza della propria nazione contro l’invasore. Ora, grazie anche al coinvolgimento sempre concreto della Chiesa Greco cattolica e dei fedeli ucriani dell’isola, sono impegnati in una ulteriore iniziativa molto importante: una petizione indirizzata alle piu’ alte cariche dello Stato italiano che chiede il riconoscimento dell’Holodomor come genocidio degli ucraini. La comunità ucraina ischitana ha iniziato a raccogliere le firme per questo appello al Parlamento italiano in cui spiega perché il tema è oggi più che mai attuale. Anche le firme raccolte sulla nostra isola saranno inviate al punto di raccolta generale in Italia presso il Consolato Generale dell’Ucraina a Milano. Basta un documento di identita’ e ovviamente la nazionalita’ ucraina, facendo riferimento sull’isola d’Ischia alla sig.ra Lesya Petrunyak.
Ma cos’è l’Holodomor di cui quest’anno cade il 90° anniversario? E’ la carestia indotta, lo sterminio per fame, provocata dall’URSS di Stalin in Ucraina tra il 1932 e il 1933, causando 6 milioni di morti. La tragedia ebbe inizio quando decise la collettivizzazione agraria, costringendo i contadini (coltivatori diretti o piccoli proprietari terrieri) a aderirvi contro la loro volontà. Il Cremlino in questo modo metteva dissuadeva un popolo eternamente ribelle da eventuali rivolte e conservava il “granaio sovietico”. In Ucraina fu collettivizzato il 70% delle fattorie. In molti si opposero alle requisizioni, si rifiutarono di cedere i raccolti, nascosero le derrate alimentari e uccisero il bestiame piuttosto che darlo ai kolchozy sovietici. Questo atteggiamento degli ucraini fu considerato dal Politburo sovietico un gravissimo atto di ribellione e, per questo motivo agenti e attivisti locali del partito furono mandati a fare requisizioni e confiscare derrate nelle case e nelle fattorie. Chiunque fosse stato trovato a nascondere qualcosa da mangiare, anche solo delle bucce di patata, sarebbe stato fucilato. La carestia non fu causata dalla collettivizzazione, ma fu il risultato della confisca del cibo, dei blocchi stradali che impedirono alla popolazione di spostarsi, delle feroci liste di proscrizione imposte a fattorie e villaggi. Mosca soffoco qualsiasi forma di dissenso e non riconobbe mai questo spaventoso crimine: manipolando i dati demografici riuscì a nascondere l’improvvisa scomparsa di milioni di esseri umani. L’insabbiamento delle responsabilità fu totale non solo all’epoca dei fatti ma anche in seguito. La verità su quanto accadde in quegli anni, tuttavia, iniziò a diffondersi su vasta scala soltanto dopo la dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina (1991) e l’apertura degli archivi sovietici. Nel 2003 le Nazioni Unite hanno stabilito che l’Holodomor è stato “il risultato di politiche e azioni crudeli che provocarono la morte di milioni di persone”. Il Cremlino ha sempre negato il suo coinvolgimento definendolo “oggetto di speculazione politica moderna”.
Chiediamo a Lesya Petrunyak, attiva volontaria della comunità ucraina ischitana, di spiegarci lo spirito dell’iniziativa: “La Russia non solo nega categoricamente che l’Holodomor sia stato un genocidio, ma si oppone anche attivamente al riconoscimento di esso da parte di altri paesi. La menzogna era il modus operandi dell’Unione Sovietica, uno stato criminale, e esattamente questo metodo viene usato oggi da Putin. Puniti, condannati a morte, perché erano ucraini. Come quelli di oggi che vengono uccisi per lo stesso motivo: perché sono ucraini. Un genocidio di 90 anni fa trova la sua riconferma oggi. Un filo spinato che collega il passato con il presente che dobbiamo spezzare per evitare di trascinarlo nel nostro futuro”