martedì, Novembre 26, 2024
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ISCHIA, OLTRE AI VACCINI ABBIAMO BISOGNO DI PROGETTUALITA’



Sembra proprio che il grande senso di responsabilità – indispensabile per le ragioni emergenziali dettate dal Covid – abbia condotto una gran parte della minoranza a superare logori steccati e vecchie logiche preconcette per dare vita ad una maggioranza più estesa, ma in realtà fin troppo liquida, e comunque oggi tutta accomunata dallo slogan di moda del momento: “uniti si vince”. Resta il fatto che viviamo una crisi senza precedenti e di questi cambi di casacca che avrebbero potuto sortire, in tempi diversi, una levata di scudi di un certo rilievo da parte dell’elettorato non si è avvertito, allo stato attuale, che qualche piccato chiacchiericcio. In realtà non glien’è importato più di tanto a nessuno o quasi, e questo francamente non era difficile da prevedere. D’altronde, riflettendo, la politica è il luogo della sovrana creazione dell’accordo,  anche se ciò può spingere a nuovi e peggiori errori e gli slogan del “fare squadra”  non possono di certo cancellare vecchie ammaccature che oggi si vogliono raddrizzare attraverso metamorfosi nelle maggioranze: è una forma di politica che non riesce, e soprattutto non convince, almeno nella maggior parte dei casi, e può creare danni non scarsi per un  semplice motivo: non si risponde più agli impegni presi con la collettività. Dall’altro lato anche cercare di rinvangare un terreno per affondarvi bene gli stivaloni può provocare qualche sussulto tra gli elettori. Insomma la grande corazzata che si è voluta armare per solcare il mare d’Ischia, magari come la nota Potёmkin, non è sempre l’arma migliore da utilizzare; una controffensiva lanciata per evitare future polarizzazioni ma dettata da vecchie alchimie politiche, giochi di bilancini e capriole varie può risultare implosiva e stancare gli spettatori, che poi saranno chiamati ad esprimere una loro valutazione, e chi non ricorda il mitico ragionier Fantozzi?  “per me la corazzatta Potёmkin è una cagata pazzesca”. Ma in questo momento la parola “indignazione” non rappresenta il massimo dei problemi della cittadinanza che è troppo impegnata a cercare di scoprire se il vaccino anglo-svedese AstraZeneca è sicuro o se bisogna ancora temerne gli effetti e quindi aspettare di vaccinarsi, ed ancora se il fronte rigorista vincerà e resteremo zona rossa fino ai primi giorni di maggio o se invece i numeri ci permetteranno di avere un destino diverso e quindi il giallo potrà tornare prima. Insomma, diffidenza e paura per la propria salute e tanta, tanta incertezza per il futuro perchè la pandemia ha tirato fuori e comunque di certo aumentato molte povertà.

Ora, sempre più, bisogna lavorare per un rilancio dell’immagine della nostra isola

L’isola vive, come tante altre località turistiche, un momento storico preoccupante quanto svilente perchè l’emergenza sanitaria è diventata da tempo anche emergenza economica e sociale, un calcio duro sulla qualità della vita che costringe tutti ad un atteggiamento difensivo. Il settore del turismo è in ginocchio così come tante attività commerciali ed aumenta di giorno in giorno il disagio sociale, così come le disuguaglianze e le debolezze di un sistema, quello di Ischia, che ha sempre aspettato che la ciotola si riempisse da sola e non ha mai programmato, e questo sin dagli anni ‘ 90, modelli innovativi che seguissero l’evolversi dei tempi. Siamo rimasti alla piccola bottega e ad un sistema di servizi appena proporzionato all’entità numerica della popolazione locale che invece nei periodi di alta stagione si quintuplica; basti pensare all’unico ospedale isolano sul quale attualmente possiamo fare affidamento, una struttura sanitaria bisognosa di una progettazione di ampliamento purtroppo ferma dalla notte dei tempi ed ancora al servizio di trasporto urbano, cronicamente in sofferenza nel periodo estivo. Non vorremmo apparire irrispettosi nè tantomeno capziosi, ma di fronte a tutto quello che la pandemia ha fortemente ridimensionato o addirittura spazzato via in termini economici ma anche culturali, relazionali e sociali non dovrebbero, le Amministrazioni locali attivare, e sin da subito, un percorso capace di rimettere al centro politiche di intervento e quindi un piano di rilancio per l’isola per far recuperare almeno un pò di “fatturato” e dare un aiuto concreto alla collettività a dispetto di ogni retorica che oggi, per la verità, trova davvero poco tempo rispetto al disastro nel quale siamo precipitati? O devono gli amministratori solo limitarsi all’erogazione di un welfare sminuito in “buoni spesa”, che di certo comunque aiutano, ma lasciano sempre indietro gli ultimi, con buona pace della politica.

Nel Comune capofila si allineano le file per le prossime amministrative

Forse saremo tacciati di rivestire ruoli di outing di natura purificatrice ma non ci sentiamo imbarazzati perchè, a volte, bisogna pur dire qualche verità in più e nel contempo non ci sentiamo nemmeno catastrofisti nell’affermare che i prossimi mesi saranno duri e in salita per l’intero Paese e per la nostra isola. Sono proprio le piccole imprese ma anche le attività imprenditoriali di dimensioni maggiori che sorreggono lavoratori stagionali, le categorie autonome come tassisti e noleggiatori in genere, ad essere le più colpite dalla virulenza di questo maledetto virus. Dovrebbero mettersi in campo alcuni tipi di interventi da parte delle amministrazioni locali e ciò significa che bisogna rimettere al centro dei contenuti e preparare un piano di ripresa senza il quale è difficile anche solo immaginare uno scenario prossimo più sereno. Ma questa attenzione non sembra venir fuori, anzi, inizia a prendere piede, nel Comune definito da sempre come capofila – non ce ne vogliamo gli altri – quello di Ischia, una sorta di dibattito intorno alla prossima tornata amministrativa alla quale manca poco più di un anno. Si discute su probabili nomi, di bilanciamenti e di strategie, anche indirizzate presso il proprio interno: scenari controversi che inducono la stampa a misurare anche i centimetri di un perimetro entro il quale “non c’è posto per tutti”. Insomma di tutto, ma non di quello che realmente servirebbe in questo momento: progettualità, che vada oltre la corta forma del naso.  Per la ripartenza serve una forte azione collettiva che deve radicarsi attraverso l’ascolto delle categorie, degli attori del comparto, la promozione del territorio. Abbiamo bisogno di sani amministratori che lavorino per la creazione di regolamenti condivisi attraverso i quali garantire standard di qualità ma anche di affidabilità per gli ospiti che sceglieranno la nostra isola nei prossimi mesi. Soltanto così possiamo sconfiggere quel grande problema che è diventato da oltre un anno l’epicentro del discutere comune: povertà e disagio sociale. Eppure, quella che si presenta oggi, appare una politica lontana dalla realtà, e divenuta anche un pò auto-referenziale. Una politica che vuole, sì, riaffermarsi per i prossimi anni ma, nel contempo, sembra limitarsi a guardare quello che le accade intorno.  La “corazzata Potёmkin” potrà sconfiggere il nemico ma, così come risulta armata, non può offrirsi come soluzione dei drammi familiari enormi che stanno dietro questa pandemia, delle depressioni e dei crolli psichici devastanti che hanno da tempo accorciato il tessuto sociale di quest’isola bellissima. Abbiamo bisogno di altro.

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