sabato, Novembre 23, 2024
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IV EDIZIONE DI STORIAE, ARCHEOLOGIA E NARRAZIONI. LA QUINTA GIORNATA



COMUNICATO STAMPA

La quinta giornata del Festival STORIÆ, archeologia e narrazioni è iniziata all’insegna del mare, con un’escursione di snorkeling ai piedi del Castello Aragonese. La guida, Emanuela di Meglio, biologa delle produzioni marine, ha condotto il gruppo di ospiti di STORIÆ in un’emozionante immersione, tra vents e Posidonia. Dopo un breve briefing sulla zona consultando le legende della mappa “Regno di Nettuno”, ha spiegato anche le caratteristiche geologiche del fondale: I vents sono emissioni di co2 (chiamate in gergo zonale anche “bollicine”), che rendono il paesaggio quasi lunare, poiché non vi cresce nulla intorno, ad eccezione della Posidonia, che essendo una pianta marina, assorbe anidride carbonica dai vents e restituisce ossigeno per produrre il proprio metabolismo. A causa della forte acidità del ph marino (da 6,9 a 7,2 ), non riesce a crescere fauna marina e sopravvive soltanto la Posidonia e altri piccoli organismi ad essa attaccata. Emanuela ha spiegato che nel novembre 2021 (probabilmente a causa dell’innalzamento della temperatura), c’è stata una fioritura delle olive di mare, i fiori della Posidonia. Questa pianta cresce rigogliosa perché sul fondale c’è una spaccatura della caldera; tale spaccatura ha favorito la fuoriuscita di gas e la zona ha subito molte modificazioni territoriali.

L’evento del pomeriggio, la Biblioteca Vivente del Mediterraneo, A cura di Cidis Onlus, è stato un percorso emozionante tra storie e racconti di vita di profughi e rifugiati arrivati in Italia. Il progetto “IL POSTO GIUSTO”, sede in varie città campane, ha l’obiettivo di promuovere in Campania, l’istituto dell’affido familiare di minori giunti in Italia soli, al fine di tutelare il superiore interesse e agevolare il processo di integrazione sociale e culturale delle persone di varie nazionalità che giungono in Italia con speranze disilluse, desiderio di riscatto, desiderio di lavorare, desiderio di ritrovare dignità. Il gruppo di persone ospitato al festival si è “aperto” nel raccontare le proprie storie personali toccanti, pregne di umanità e di amore verso se stessi e il prossimo. Irma Halili, albanese di origine, da 23 anni in Italia, dedica la sua vita alla professione di operatrice in vari settori, nelle comunità di accoglienza e in passato anche in ambito carcerario. Zoryana Panakhyd, ucraina in Italia da 20 anni, è entrata nel Cidis Onlus come operatore legale per i minori emigrati. Omar invece, ha 17 anni e vive da un anno in Italia, ed è emigrato dal Mali per aiutare economicamente la famiglia, e il Cidis si occupa delle sue lezione di italiano, della sua sistemazione e del suo programma per l’integrazione nella comunità italiana e la sua regolarizzazione. Tutti hanno in comune una esperienza simile, tutti con un progetto di riscatto.

“La Biblioteca Vivente” è nata per dare voce ai minori, agli operatori delle comunità alloggio e ai tutori volontari che l’associazione Cidis ha incontrato durante oltre 30 anni di attività. Uno spazio pubblico per superare una narrazione frettolosa e dare voce ai tanti minori soli che oggi vivono in Italia, tra un passato di guerre e povertà e un futuro tutto da scrivere. Un vero e proprio scambio, fatto di storie e testimonianze, per alimentare la partecipazione e l’ascolto. Un modo per raccontare il mondo dell’accoglienza e dell’integrazione.

La serata si è conclusa con l’interculturalità, argomento tanto vicino alle nostre vite: EmilianaMANGONE (professoressa di Sociologia dei processi culturali all’Università di Salerno) ha reso fortemente protagonista l’elemento del Mediterraneo, centro di uno spazio geografico e geo-politico che riassume una posizione di rilievo, soprattutto in considerazione delle molteplici dinamiche legate all’incessante flusso di migranti. All’interno di questo spazio sociale, che si estende tra mare e terra, si registra una complessità culturale (molteplici culture si incontrano e scontrano) che quasi forzatamente spinge al dialogo con il mondo arabo, nonostante le forti resistenze di carattere politico e culturale da parte di nazioni e popoli che su questo mare si affacciano.

Queste molteplici culture però, continuano a non essere integrate a causa di una forte iperindividualizzazione che ci porta a dire “solo io e io”. Il Mediterraneo, esempio chiaro di interculturalità, dovrebbe essere fortemente accomunato; servirebbe l’attuazione di un complesso processo di integrazione che permetta di conoscere la nostra cultura a partire dal codice linguistico; facendo cosi le altre culture apprenderanno la nostra e noi le altre. Bisogna aprirsi verso l’altro, riconoscendolo come un soggetto simile a se stessi.

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