C. S. In attesa di celebrare i venti anni dall’inaugurazione del Museo Archeologico di Pithecusae in Villa Arbusto, vogliamo rendervi partecipi della circostanza che due dei reperti più importanti esposti nel Museo saranno esposti in due importanti mostre.
A Londra, in una grande Mostra dedicata a illustrare la vita della mitica città di Troia, che sarà ospitata al British Museum, “Troy” (Novembre 2019 – Marzo 2020), sarà esposta la celebre Coppa di Nestore.
A Napoli è in programma al Museo Archeologico Nazionale, dal settembre 2019, la Mostra “Thalassa. Mare, mito, storia ed archeologia” , il cui protagonista sarà il Mare nostrum, da sempre spazio di integrazione e di confronto, con l’ esposizione di preziosi reperti di archeologia subacquea provenienti da importanti istituzioni museali internazionali. Nella Mostra figureranno il cratere locale tardo geometrico con scena di naufragio, che con la Coppa di Nestore è uno dei reperti più importanti del Museo ischitano, e uno dei modellini di barche corinzie dalla Stipe dei Cavalli, rinvenuta in località Pastola.
Altri reperti del Museo sono al momento esposti a Roma, dove è in corso ai Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, la Mostra “La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia” (27 luglio 2018 – 5 maggio 2019), che illustra la fase più antica della storia di Roma, evidenziando gli aspetti salienti della formazione della città e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi, trasformazioni sociali e culturali che interessarono Roma nel periodo in cui la città, secondo le fonti storiche, era governata da re. Vi è esposta parte del corredo della Tomba 1187, una tomba a fossa dalla necropoli nella Valle di S. Montano, che presenta un corredo di oltre trenta oggetti, tra i quali va soprattutto segnalata una oinochoe corinzia originale databile al Protocorinzio Medio. Sulla spalla del vaso è presente una fascia risparmiata dipinta con grandi pesci a silhouette, con occhi e branchie risparmiate. Risparmiata è anche una grande fascia longitudinale sul corpo dei pesci – forse tonni –, particolare frequente nella resa di questi, animali, motivo ben noto nella ceramica greca. Questo vaso costituisce il prototipo delle oinochoai della classe “Etrusco-Cumana”, pubblicate dal Canciani,, analoghe a quelle della produzione orientalizzante etrusca, che il Dik ritiene una diretta derivazione dal gruppo protocorinzio cumano recante, sul ventre, una zona figurata con una teoria di tonni; ed a Pompei, nella Palestra Grande, dove è invece in corso la Mostra (2 Dicembre 2018 – 02 Maggio 2019) “Pompei e gli Etruschi”, un excursus dalle prime influenze etrusche in Campania prima di Pompei, alla Pompei città nuova etrusca in una Campania multietnica, fino al suo tramonto, e alla memoria di alcune usanze etrusche che si conservarono ancora per qualche tempo. In questa esibizione figurano alcuni materiali dal villaggio greco di P.ta Chiarito – la cui ricostruzione in scala 1:1 è visitabile nelle sale dedicate a Pithecusae del Museo Archeologico Nazionale di Napoli -, oltre a una oinochoe tardo geometrica locale con l’iscrizione di possesso “ames emi”, dalla tomba 1148, e all’anfora locale tardo geometrica di tipo B con iscrizione “Dazimo”, dalla tomba 285, testimonianza dei rapporti pitecusani con il mondo della Magna Grecia.
Si ringrazia la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, nella persona della dr.ssa Teresa Elena Cinquantaquattro, per il prezioso lavoro svolto, e la dr.ssa Costanza Gialanella, per i contenuti scientifici del comunicato.