L’accoglienza impeccabile e l’allestimento ad arte della mostra sono stati gli elementi che hanno emozionato l’artista concettuale a Villa Arbusto in occasione dei suoi 80 anni. L’esposizione ne celebra il talento e la creatività, la sottile e compiaciuta autoironia con cui prima conquistò l’amicizia e la stima degli “artisti bohèmienne” che frequentarono o vissero sull’isola negli anni Cinquanta e Sessanta (da Aldo Pagliacci a Bargheer, D’Assia, Bolivar e Gino Coppa), diventando poi egli stesso, attraverso la pittura, singolare interprete naturalistico ma anche indagatore di ciò che sottende la realtà rappresentata. E su come questa realtà vada raccontata. Magari un po’ da illusi(onista), contando sul gioco o la bugia innocente – che è cosa ben diversa dall’inganno – come uniche armi da opporre alla brutalità del mondo e all’artiglio, perentorio ma subdolo, della demagogia.