RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Gentilissimo direttore,
Sono il figlio di un signore ischitano di 68 anni che si reca quasi giornalmente a Pozzuoli per le terapie oncologiche. Le scrivo perché vorrei che mi aiutasse a rendere pubblico quanto accaduto oggi al porto di Pozzuoli. Mio padre, accompagnato da suo nipote, è stato lasciato a terra dal traghetto della Medmar delle ore 12:00!Le spiego come sono andati i fatti.
Erano le 12:02, quando mio padre e suo nipote, avevano raggiunto la nave ancora ormeggiata nel porto. Sì, ha capito bene! Quando sono giunti sul porto la nave, la Benito Buono, aveva ancora il portellone appoggiato sulla banchina e le cime erano ancora sulle bitte. Solo il portellone superiore era semichiuso. A quel punto hanno chiesto la cortesia di salire. Non c’è stato verso! L’ormeggiatore dispiaciuto ha detto che lui da terra non poteva fare nulla e che compete al marinaio a bordo riaprire il portellone per consentire l’accesso!
Caro direttore, aprire il portellone superiore, anche solo in parte, da consentire l’accesso a due pedoni, quanto tempo avrebbe richiesto? Un’operazione del genere non avrebbe impiegato più di due minuti! Partire con cinque minuti di ritardo sarebbe stato così grave? Quali danni avrebbe provocato alla compagnia e ai viaggiatori? Qui, non si tratta di fare eccezioni alle regole ma di avere un briciolo di sensibilità. Mio padre utilizza l’ossigeno e il suo stato fisico non certamente ottimale è a vista di tutti! La puntualità e il rispetto delle regole dovrebbero andare di pari passo con il buon senso e l’umanità.
Del resto, quante volte abbiamo assistito a partenze ritardate di ben oltre 5 minuti, per attendere “amici di amici”? Mio padre è stato costretto ad attendere fino alle 13.30 per prendere il traghetto successivo!!!La triste vicenda, tuttavia, non termina qui! Mia madre appena ha saputo dell’accaduto si è precipitata, insieme a sua cognata, sul porto di Casamicciola per parlare con il capitano della Benito Buono. Quando hanno chiesto ad un marinaio di parlare con il capitano, è stato loro prontamente risposto che bisogna parlare con i marinai e che non è possibile scomodare il capitano.
Solo dopo ripetute insistenze, mia madre e sua cognata, sono riuscite a raggiungere il capitano, che a dire il vero si era anche negato. Infatti, nonostante il capitano fosse sul ponte dei comandi, quando mia madre e sua cognata hanno bussato alla porta, non ha neanche risposto! A quel punto hanno aperto la porta e lo hanno trovato comodamente “stravaccato” sulla sua sedia! E anche in presenza di due signore ha continuato a mantenere la posizione da “bar”. Al di là delle ragioni, il comandante si è dimostrato per nulla sensibile alla causa. Si è solo limitato a dire che lui non sapeva nulla della faccenda e che erano stati i marinai a chiudere il portellone. Non ha neanche minimante dimostrato dispiacere per l’inconveniente. Subito dopo ha invitato mia madre e sua cognata a scendere dalla nave! Lascio a lei e ai lettori ogni osservazione in merito. Mi limito a chiudere questa lettera/denuncia ricordando che a volte basterebbe un po’ di buon senso per risolvere i problemi. Inoltre, spero che la Medmar prenda i dovuti provvedimenti verso chi lede, con comportamenti non certamente degni di chi indossa una divisa, l’immagine della stessa società.
V.M.