Si è scatenato il putiferio intorno all’ordinanza n.51 pubblicata in serata dal Governatore De Luca, che non perde il vizio di ridursi alle ultime ore dell’ultimo giorno utile rispetto alle date di riapertura delle varie attività previste dal DPCM del 17 Maggio. Con quest’ultima ordinanza, si riaprono i servizi ricettivi non alberghieri (bed and breakfast, affittacamere e similari) e le palestre; in entrambi i casi è previsto – come tutte le attività – uno specifico protocollo. Sull’isola d’Ischia la preoccupazione si è diffusa a macchio d’olio in merito alla riaperture delle piscine pubbliche, ma non di quelle termali o con acqua di mare. In realtà, la scelta di non consentire la riapertura delle piscine termali non è sancita dall’ordinanza di De Luca, ma dal DPCM del 17 Maggio. Sostanzialmente, la Campania non ha fatto altro che rispettare quanto imposto dal Governo, specificando, però, che la riapertura delle piscine termali (e non solo) sarà oggetto di discussione nella Conferenza delle Regioni (che tra l’altro si terrà oggi 25 maggio). L’equivoco nasce innanzitutto da un post Facebook e un’ordinanza scritta male e comunicata nel momento sbagliato, senza contare poi la concomitanza con l’annuncio della mancata riapertura del Parco Termale Poseidon (per ben altri motivi) e soprattutto la lettura parziale e superficiale dell’ordinanza da parte di tutti, compreso qualche organo di “informazione”. Comunque non stiamo dicendo che le piscine termali apriranno sicuramente, anzi, al momento sono di sicuro chiuse, ma lo si sapeva da molto tempo e la scelta è della famosa task force di Conte. Ora, la giornata di lunedì sarà fondamentale, ma secondo alcune indiscrezioni si riaprirà sicuramente (anche perchè lo stesso D Luca parla di “misure da definire” e non di scelta della riapertura) e si darà il compito alle regioni di stilare il protocollo. Qualcuno obietta che, per esempio, in Veneto di sua iniziativa Zaia avrebbe già riaperto ance le piscine termali. Beh, il concetto è molto semplice: in autonomia le regioni possono adottare misure più restrittive di quelle del Governo, ma non misure meno restrittive. L’esempio è la Calabria che riaprì al pubblico bar e ristoranti prima del 18 maggio, ma la delibera è stata impugnata dal TAR che ha dato ovviamente ragione al governo (cercate su google la “gerarchia delle fonti”). Quindi il fatto che Zaia abbia preso questa decisione non significa che si possa fare. Spiegato questo concetto, è bene ribadire che il futuro del termalismo sarà discusso in questa benedetta Conferenza Stato Regioni, che magari poteva essere anche anticipata per non creare tutte queste confusioni e uscire con idee e indicazioni chiare. A sostegno di quanto abbiamo raccontato a proposito dell’ordinanza di De Luca, citiamo testualmente quanto scritto al punto 1B:
[…] ad esclusione delle piscine alimentate ad acqua di mare e di quelli ad usi speciali di cura, riabilitazione e termale, il cui esercizio è rinviato all’approvazione di apposite Misure di sicurezza condivise dalla Conferenza delle Regioni.
IL PASSAGGIO FONDAMENTALE DEL DPCM DEL 17 MAGGIO
IL POST DI DE LUCA
Ho appena firmato l’Ordinanza n. 51 che contiene ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Dal 25 maggio 2020:
– sono consentiti i servizi ricettivi anche “non alberghieri”;
– è consentita l’attività delle piscine, escluso quelle con acqua di mare e termali;
– è consentita l’attività delle palestre.
In tutti i casi esposti è obbligatorio il rispetto dei protocolli di sicurezza previsti.
Viene inoltre demandata all’Unità di Crisi la redazione dei protocolli per la riapertura dei circoli culturali e ricreativi a far data dal 28 maggio 2020.
Scarica l’ordinanza e i relativi allegati
Allegato 1_Protocollo Strutture Alberghiere e Extra Alberghiere
