Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Franco Cerase
Le barzellette modificano leggermente la realtà, esagerandola al fine di determinare
ilarità.
Una vecchia barzelletta racconta di un commerciante gravemente malato che tra
mille difficoltà di respirazione chiama uno per uno i suoi congiunti accanto a se e
moglie, e figli, si raccolgono intorno a lui per confortarlo. Accertatosi della vicinanza
di tutti i suoi cari il commerciante balza dal letto e afferma preoccupato “ma allora
al negozio non c’è nessuno“. È una barzelletta.
Oggi osserviamo nell’uomo moderno lo stesso tipo di mentalità: pur malato, non
solo si preoccupa del negozio, ma chiede al medico che gli prescrive il riposo a letto
di essere pagato da questi, per il prescritto forzato riposo.
Se il medico, poi avendo previsto la guarigione per una certa data, constatando che
la previsione non si verifica, per complicazioni o magari per mancato o non rigoroso
rispetto della terapia, prescrive di continuare la degenza, lo si accusa di non avere le
idee chiare, di non saper programmare con anticipo la propria azione ed altre
amenità dello stesso genere sempre lamentando i danni economici all’azienda.
Non capisco più cosa sia una barzelletta e se la realtà non faccia più ridere delle
barzellette.
La situazione per me diventa ancora più grave quando osservo che questa mentalità
viene tranquillamente manifestata da chi si autodefinisce classe dirigente, si
propone al governo del paese e riesce pure a farsi credere.
Sono io che non capisco oppure nella nostra società c’è qualche cosa che non va?
Forse andrebbero riviste molte convinzioni che potrebbero essere discutibili ed
invece sono considerati indiscutibili, assi portanti del mondo moderno.