Su Facebook c’è una sezione dedicata ai ricordi e nella sezione ricordi della “pagina” del covid 19 ad Ischia non può non ritornare in mente un avvenimento verificatosi il 5 Marzo 2020. Oggi come allora ricorre la festività di San Giovan Giuseppe della Croce, Santo Patrono dell’isola d’Ischia. Come da tradizione si è soliti organizzare e partecipare alle varie celebrazioni, eppure un anno fa – con la pandemia che all’epoca sembrava essere forse un’epidemia – si discusse molto della possibilità di evitare l’ormai famoso assembramento. Fu ribattezzata come la “messa zero”: in tanti si offesero, ci fu persino una risposta a mezzo stampa, ma era tutto vero. Lo dicevano allora i fatti, lo conferma oggi la storia.
Alla messa di San Giovan Giuseppe parteciparono molti dei primi casi ischitani che poi ovviamente diedero vita al contagio di altre persone. Possiamo assicurare che almeno un quarto dei positivi totali della prima ondata sia riconducibile direttamente o indirettamente alla messa zero, ovvero uno dei due focolai più importanti della prima fase, secondo solo a quello di Villa Mercede. La storia insegna o almeno dovrebbe farlo. Per una mera questione formale ci si nascose dietro il fatto che le messe non erano vietate, tutto vero. Eppure, mentre il premier Conte meditava quello che sarebbe stato il primo lockdown, noi ad Ischia pensavamo a celebrare la messa, senza opportune precauzioni (le immagini erano eloquenti).
La storia insegna, oggi possiamo dirlo almeno per l’attenzione che un anno dopo è stata utilizzata nelle celebrazioni del 2021. Magari ci vorrebbe un po’ di attenzione in più quando si organizzano incontri, riunioni e meeting tutt’altro che necessari, soprattutto se nel frattempo ci chiudono le scuole e pure le attività commerciali. Ma questa è un’altra storia.