giovedì, Dicembre 5, 2024
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Viva Peperone: Forio abbraccia Petroni nell’anniversario della nascita



di Andrea Esposito

Dietro la sua arte, particolare ed emozionante, c’è una personalita’ che non impareremo mai a conoscere del tutto.

L uomo-bambino, l’ingenuo che cercava nei simboli del suo paese – il torrione, la cupola di san gaetano – i punti di riferimento infantili come la protezione sicura della propria terra in quanto madre. La sua forio = madre-terra, a cui era legato piu di ogni altra cosa.Uomo semplice e controverso, anticonformista, naif, sempre libero, eternamente fantasioso, fonte di ispirazione per tutti noi. Qualsiasi etichetta biografica è riduttiva. Forse l’immagine migliore resta la prima, quel bimbo che arrossisce forte ad un rimprovero. Nasce il mito: PEPERONE. Chi è Petroni, dunque?

Prima di tutto: un foriano.

Poi un artista: autodidatta, primitivo, naif, erede dell’illustre tradizione ischitana del suo genere (deangelis / mascolo)

Figlio di genitori onesti e modesti: il padre cuoco / la madre sarta.

Il ragazzo raccoglie i ritagli di stoffa che la mamma lascia cadere e li dispone sulla tela a rappresentare cose e persone che hanno colpito la sua immaginazione: scene di vita paesana, processioni funerali, panni stesi, la vendemmia, u piennel ‘e pummarol. E poi le case, le chiese, le torri.

Le rappresentazioni artistiche di Peperone sono davvero stupefacenti, nel senso letterale: colpiscono, stupiscono.

Le figure si muovono, i colori scintillano, i toni e le tinte contrastano e battagliano, il tutto realizzato con materiali non poveri / ma poverissimi. Lo stile di Peperone diventera’ presto personalissimo e inconfondibile.

Sembra una favola, un mix tra Shakespeare e una fiaba di Gianni Rodari. Non lo è, non è cosi.

Fin da giovane Peperone ha subito l’urto violento della realtà, della quotidianita’, i feroci egoismi e le mille ipocrisie (mascherati da perbenismo) della vita di paese. Subisce la solitudine e l’abbandono ai quali sono soggetti i piu’ poveri tra i poveri. La sua arte in questo periodo si trasforma: diventa polemica, l’idillio foriano comincia ad essere popolato di corpi di bimbi scheletrici che si accalcano introno a una madre disperata, funerali popolati di indifferenza e di pochi ombrelli neri a rispettare il dolore, anche la dottrina della chiesa che promette un mondo migliore viene violentemente spogliata della sua retorica, Petroni – attraverso le sue opere – chiede per i suoi simili che quel mondo migliore sia ADESSO.

L’unico rifugio che gli restituisce una allegria beffarda è – come per i piu’ grandi artisti – IL SOGNO: in esso l’amata Forio viene invasa da diavoloni che scatenano piogge torrenziali, scagliano fulmini attraversando il cielo su grossi carri come dei cattivi, non benevoli. E infine il Torrione, umanizzato, che si carica Forio in carriola e la porta via per proteggerla dalle ulteriori brutture del mondo in arrivo.

Dunque, quale messaggio ci lascia Peperone, come artista e come uomo?

Che la vita è lirismo, la sua arte è stata lirica dall’inizio alla fine – come ci dice molto bene Ilia Delizia – le sue creazioni sono metafora della condizione esistenziale dell uomo moderno, il disagio dell uomo libero, non omologato e travolto dal consumismo: la VITA TUTTA di Peperone non è solo naif, non solo colorata e infantile, ma capace di cogliere il dramma della infinita ipocrisia del mondo, di rappresentare il nostro eterno tentativo di restare in equilibrio tra realtà e sogno, o meglio ancora tra la vita come vorremmo che fosse e come invece realmente e’.  

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